Vincenzo Napolitano, artista e capostipite del ‘Magmatismo’ internazionale, di origini sicule vanta un cospicuo curriculum di
astratte pennellate. Dal processo formativo giunto ormai all’apice, egli si è dedicato dal primo momento a codesta peculiare, sua intima ricerca emozionale, cosiddetta “magmatismo”, il cui lemma assume forgia iniziale dal magma interiore sgorgante in ciascuno; ma c’è da andare sicuramente più a fondo. Figurativo in modo emblematico, Napolitano allude al magma – il quale sicuramente è un lascito derivato dalle sue origini – al fine di rischiarare l’energia delle pennellate, giacché, come la lava incandescente racchiude e porta con sé l’esperienza lungo il proprio cammino, alla stessa guisa incede il suo pennello sullo specchio intelaiato di oli e acrilici. Un considerevole, quasi smisurato, complesso di colori si trascina di dipinto in dipinto fino a creare mostre di strati sublimi di magma femici resi possibili dalla sua personalissima miscellanea: troviamo il colore reso incandescente come gli strumenti utilizzati a raggiungere l’agognato antone. Essendo lui padrone di esclusive tecniche nel suo genere, non perdersi nella metafora dell’eruttazione, la quale profitta dei punti di debolezza in corrispondenza delle fratture - risalendo così in superficie - è pressappoco impossibile.
L’intrinseco fattore ermodinamico urla allo spettatore il rigoroso quantum energetico, laborioso e luminescente del modus operandi rivelato sui quadri, ivi racchiuso in azione non meno idonea a corroborare l’animo teso ad assorbirne le emanazioni: Napolitano coglie l’importanza del cambiamento attraverso la termica, ne plasma a suo piacimento i risultati e ne lascia risaltare l’ardente calore epicentrale dei dipinti. Egli esprime calore puro in primis, poi si scioglie alla superfice o secondariamente nella fluidità, cui ricorre quale mezzo per giungere a stigmatizzare il moto lavico. E’ un occhio proteso all’indagine di potenzialmente infiniti processi nati, forse, dal Sé – non siamo in fondo anche noi tutti formati da fluidi, da magma intenso che ribolle ardentemente? - o importati dall’altrettanto arcano universo esteriore nel tempo natio cellulare – non ci sentiamo passivamente pittura e creature dipinte? -. La verità sta molto robabilmente nell’interscambio fra i due universi, quello proprio e quello esteriore, entrambi onnicomprensivi. Non è tanto indicativa – poiché lo sarebbero tutte le opere di Napolitano - quanto esemplificativa grazie al titolo, l’opera “Reazione cellulare”, ove viene evidenziato il magma come motore che permette all’opera d’esistere, ma altresì farci sentire nudi davanti a queste astratte pennellate primordiali.