Vincenzo Napolitano, cresciuto nella gloriosa terra di Sicilia, da sempre si esprime attraverso la pittura informale. La scelta di rinunciare alla forma ha caratterizzato il suo cammino fin da ragazzo, quando muoveva i primi passi all’istituto d’Arte di Comiso, per conseguire, nel 1971, il diploma di Maestro d’Arte e in seguito, nel 1999, il diploma in Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Agrigento. Napolitano ha anche insegnato tecniche pittoriche all’Accademia di Belle Arti “Mediterranea” di Ragusa, ruolo nel quale ha mostrato ai suoi studenti come la pittura possa diventare un filtro per conoscere l’esistente. Per Assisi ha preparato uno dei suoi interventi morbidi nel colore e liquorosi nella stesura della materia. In modo deciso Napolitano ha rinunciato a una riconoscibilità dell’immagine a favore di un magma colorato che inonda il supporto. E questo accade anche per i cavalli-sagoma di Musardo, sul primo dei quali il pittore siciliano inventa un territorio del colore che dal bianco gessoso trasmigra a un giallo zafferano e si tinge verso i confini dell’animale di un verde cangiante venato di rosso, o di un viola cardinalizio che vira verso toni più terrosi. La forza della materia pittorica trasmette in modo concreto l’idea del movimento. Il cavallo al galoppo sfrenato è così descritto in ogni sua fibra lanciata verso un traguardo immaginario. Il lavoro di Napolitano dice bene come la pittura possa raccontare la vita in ogni sua forma non necessariamente attraverso la descrizione visiva di ciò che accade, ma anche attraverso il gesto pittorico che sembra erroneamente sprovvisto di significato e di contenuti. Un movimento della mano che qui, come del resto in tutti i lavori di Napolitano, oggi protagonista di una felice stagione artistica, esprime con grande efficacia la forza e la felicità di un animale nato per correre.
A. Caterina Bellati